ALBENGA: CITTA’ DI TORRI E DI SAPORI
Una meta da scoprire lentamente
La sua storia si perde nella notte dei tempi, la grande pianura ospitava i Sapiens che si spingevano a cacciare in Valle Pennavaire, poi i Celti che combatterono con i Cartaginesi contro i Romani, i quali si insediarono ad Albenga, città delle cento torri (da qui il nome del Suo fiume Centa, il più corto fiume italiano) e porta di accesso delle Sue valli Pennavaire, Arroscia, Neva e Lerrone, ricche di storia, paesaggi, natura e sapori.
Una città a misura d’uomo, famosa in Italia ed in Europa per i Suoi ortaggi, i suoi fiori, le piante aromatiche ed il suo centro storico, il secondo della Liguria per ampiezza dopo Genova.
Il suo centro storico è veramente stupefacente per il suo patrimonio storico, archeologico e naturalistico, perfetto per il turismo “slow”, per “perdersi” tra i carrugi, le vie e le piazzette, per una sosta in uno degli innumerevoli locali per poi scoprire ad ogni angolo di questo prezioso scrigno, un tesoro d’arte, storia o architettura…
…per accedere da una delle storiche porte della città medievale e trovarsi di fronte alla meravigliosa Cattedrale di San Michele, il cui basamento è posto sotto il livello attuale della città, poiché il Centa con le sue piene ha portato nei secoli sedimenti tali che hanno innalzato la pavimentazione della cittadina… svoltare l’angolo e trovarsi dinnanzi al Battistero del V secolo, uno dei più antichi della Cristianità.
Passeggiare con il naso all’insù ed ammirare i palazzi nobiliari, medievali e seicenteschi che raccontano storie e vite di personaggi come i Fieschi, i Borea Ricci, i Lengueglia ed i Costa del Carretto; imbattersi a sorpresa in antichi conventi, oratori e musei, da quello navale (custode dei reperti della nave romana affondata al largo dell’isola Gallinara) a quello romano con preziose testimonianze dello splendore imperiale e a quello preistorico con reperti della Valle Pennavaire e la splendida collezione di antichi vetri di lavorazione fenicia (famoso è l’antichissimo Piatto Blu). Concedersi il tempo per una visita al Museo Diocesano, vera cassaforte di arte sacra o per una breve visita al Museo dell’olio e della civiltà contadina allestito dalla famiglia Sommariva all’interno delle mura, proprio accanto al secolare frantoio.
Concedersi un’altra sosta per una fetta di farinata accompagnata da un bicchiere di Pigato o Rossese di Albenga, per un brunch rigorosamente British, un dolcetto con english tea o un centrifugato, per una birra con tagliere in una delle numerose e pittoresche birrerie o per un cocktail in riva al mare.
Albenga però non è solamente il suo centro storico, passeggiando verso Pontelungo (costruito intorno al 1200 sull’antico corso del Centa) uno scavo mostra i resti della Basilica di San Vittore risalenti al IV o V secolo come il Battistero, attraversando il ponte rosso sul Centa, si possono ammirare le rovine delle antiche terme romane e a monte i resti della Basilica di San Calocero martire. Da qui si può ripercorrere a ritroso fino ad Alassio, la via Julia Augusta (vedere precedente articolo) con i resti di un anfiteatro romano, l’antico acciottolato e le tombe romane a colombario.
Torniamo in città e percorriamo il viale alberato Martiri della Libertà con i suoi rigogliosi e profumati tigli ed ammiriamo le eleganti ville Liberty del primo ‘900, giunti in piazza Europa si può visitare l’antico fortino di avvistamento, voluto dai Doria e prospicente all’Isola Gallinara. Questo è il quartiere dell’estate, del turismo balneare, dei campeggi e delle spiagge attrezzate.
Se vogliamo rimanere nel mood del turismo slow, possiamo pensare ad una gita nella “Piana”, il cuore agricolo di Albenga, fatto di cantine di Pigato, Vermentino, Rossese, vini che ben si sposano con le eccellenze agricole di questo territorio.
Quali? I QUATTRO DI ALBENGA: il tenero e croccante carciofo spinoso, l’asparago violetto (oggi presidio Slow-Food) il carnoso e saporito pomodoro Cuore di Bue e il tenerissimo zucchino trombetta. Eccellenze esportate e conosciute in tutta Europa, come i fiori del territorio (ciclamini, briantemi, orchidee e gerani).
Ma il turismo slow non è solo gastronomia o arte, è soprattutto turismo consapevole, curioso e sportivo. E se ovviamente non manca la possibilità di praticare ogni genere di sport acquatico, attualmente si sono potenziati anche gli altri sport outdoor come il ciclismo in ogni sua declinazione, il trekking e l’orienteering, le arrampicate in alta Val Pennavaire, il parapendio e le passeggiate a cavallo.
ALBENGA: CITTA’ DI TORRI E DI SAPORI…
…per un turismo lento, da scoprire come i suoi carciofi: foglia dopo foglia